“WHERE IS 101?” 2006

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Festival di muralismo e street art a Milano.

L’arte, quella “istituzionale”, quella “accademica”, quella che richiama il grande pubblico, quella “commerciale” ha i suoi spazi: le gallerie, i grandi musei, le mostre in lussuosi palazzi.

Luoghi dove spesso si va vestiti eleganti per farsi vedere e un po’ meno per vedere quello che è esposto. Quella è arte consolidata, riconosciuta, come affermati e riconosciuti socialmente sono i suoi fruitori. Ma l’arte ha anche un parente povero e invisibile, ma non meno creativo.

È l’arte dei talenti sotterranei che viene prodotta per il gusto di farla, perché se ne sente l’esigenza. Per questo tipo di arte non c’è spazio, non si riempiono le colonne dei giornali e non ha occasioni di visibilità.

Ma è creatività allo stato puro, non inquinata dalle logiche di mercato e svincolata dai generi. Un caleidoscopio di idee che vivono ai margini, ai confini, che non fanno rumore e che non disturbano.

Arte necessaria, perché vista dai suoi creatori come una necessita d’espressione, una librazione, un grido. A Milano, fra qualche settimana, si terrà un mostra di questo particolare genere d’arte, si terrà in un luogo inconsueto per un esposizione artistica: una fabbrica abbandonata.

I luoghi abbandonati hanno molto in comune con l’arte sotterranea, entrambi sono potenzialità inespresse e sottovalutate, che vogliono vivere e tornare attive.

La fabbrica ha prodotto, è stata attiva e incredibilmente vitale, finita la sua utilità è stata lasciata al tempo, abbandonata, come per affermare che se non produci non sei degno di vita. L’arte sotterranea è viva, in fermento, produce, e reclama spazio. La fabbrica ha spazio.

L’arte allora si appropria proprio di quello spazio industriale che la società ha giudicato ormai inutile. L’arte entra nella fabbrica abbandonata. Questo è 101 un happening artistico in un luogo abbandonato.

 Il filo conduttore si rafforza nella tematica della mostra fotografica: l’esplorazione urbana dei luoghi abbandonati, con particolare occhio alle fabbriche dismesse.

Un elogio al passato, alle zone industriali in disuso, e alla voglia di far rivivere queste fabbriche dimenticate e ricoperte dalla polvere.

Ma le tematiche non ruotano solo attorno ai luoghi, si ampliano si fanno onnicomprensive, alla ricerca di un valvola di sfogo per la creatività di questi artisti invisibili.

Spazio allora per tutte le arti. Le video-istallazioni e i corti parleranno della tematica del viaggio, la musica sarà industriale ed elettronica, il painting riempirà i muri della fabbrica di graffiti post-moderni, la poster-art darà sfogo alla creatività degli artisti, ma la tematica non sarà fissa, univoca, predefinita, sarà un continuo progress di argomenti e ispirazioni.

Tano Rizzo.