CATALOGO VIADOS

Catalogazione della doppia personale della mostra VIADOS ” Lavori di Strada “


CRISTIAN SONDA E DIEGO KNORE BASSANO DEL GRAPPA 2008


Nel link ” book ” Trovate il catalogo autoprodotto in versione integrale dell’esposizione “Viados :Lavori di strada” del muralista Cristian Sonda e Diegno Knore, andate a vederlo perche è veramente un cimelio storico dell’epoca.

Se invece volete guardare l’archivio storico della mostra andate QUI

Comunicato Stampa : Il 26 Aprile si inaugura presso ” Galleria D’arte Internazionale”di Bassano del Grappa, la mostra d’ arte contemporanea ” VIADOS – Lavori di Strada”.
La titolazione ironica ed irriverente, rispecchia la freschezza stilistica dei due protagonisti, Diego Knore e Cristian Sonda, artisti di strada che da anni operano sul tessuto urbano internazionale, prelevando da esso l’ispirazione quotidiana per poi imprimerla su supporti canonici.
Il loro stile illustrativo e surrealista, rievoca situazioni paradossali, dove l’uomo moderno viene deformato grottescamente, ironizzano e deriso per le proprie debolezze, fino ad essere esaminato nella propria coscienza, come nei personaggi fisiognomici di Cristian Sonda, umanoidi a naso lungo che ispirano l’antica concezione antropocentrica dell’uomo nel mondo, quindi nella falsità essere.

Nell’immaginario di Diego Knore le pitture prendono vita in creature sub-umane, spesso raffigurate con il volto coperto da grossolane maschere, sussurrandone la timidezza nell’animo, la paura dell’essere moderno nel conoscere il proprio Io, l’impossibilita’ dello studio della propria spiritualità in un mondo frenetico in continua evoluzione, quale la società contemporanea.

Testo Critico di Jacopo Perfetti

Dopo un anno dalla lunga odissea di “Street Art Sweet Art”, mostra chiave dell’evoluzione della street art italiana, la Street Art si ritrova oggi persa a metà strada tra le stelle e quel che è solo un luccichio artificioso. Tra un passato di illegalità, libertà e bomboletta e un futuro incerto fatto di istituzionalità ambigue, muri bianchi e gallerie claustrofobiche. In mezzo, come in tutte le trasformazioni, la Street Art sopravvive e si guarda intorno come persa in un’adolescenza cercata ma in fondo non voluta.  Come la Prinçesa di De André che dall’alto di una sessualità ibrida fatta di seni artificiosi e vertiginose anestesie regalava il proprio cuore ad avvocati d’alto borgo e adescava passanti per la strada così la Street Art si trova oggi a dover fare i conti con i paradossi del sistema dell’arte contemporanea in conflitto perenne tra la sua anima underground e il brillio fugace di un coefficiente a tre zeri senza rendersi conto di essere finita all’interno di un calderone mediatico dove tutto ciò che è in strada viene etichettato con definizioni sempre differenti e mai corrette. Dal “Vandalismo” alla “Graffiti Art” dalla “Aerosol Art” al “Writing” da Haring a Banksy, tutto finisce sotto la grande macrocategoria di “street art”. Perché ora questo è quello che colpisce di più l’opinione pubblica, questo è quello che divide e crea audience. Eppure mai come ora, dal mio punto di vista, è chiaro cosa sia la Street Art. Prima di tutto la Street Art non è un movimento artistico. La Street Art è un mezzo di comunicazione. Gli street artist non sono altro che artisti che scelgono, tra i diversi mezzi di espressione a disposizione, la strada per diffondere la propria arte. Ivan è prima di tutto un poeta che usa la strada come pagina per le sue poesie. Pao è un designer che usa la strada per le sue sculture. Sonda è un illustratore e pittore che, oltre alla carta e la tela, sceglie la strada come proprio spazio espressivo. Ed è proprio in questa visione che la Street Art si differenzia da qualsiasi movimento artistico che pone la strada come propria matrice. Il writing, il grafittismo e la tag muoiono fuori da un muro perché la strada è sostanza della loro arte. La street art invece vive anche fuori dalla strada proprio perché la sua forza non si limita alla superficie in cui si sviluppa ma vive del messaggio che rappresenta. La potenza comunicativa della Street Art è declinabile ovunque. Dai panettoni urbani alle saracinesche. Dai semafori alle pareti bianche di una galleria. Chi fa street art lo fa con l’energia irriverente e coinvolgente dei primi happening firmati Kaprow e Cage, con la forza materica delle superfici mangiate da Tapies, Pollock e Dubuffet in un costante tentativo di impressionare, affabulare e colpire. Questa è l’essenza della Street Art. La voglia e la necessità di comunicare nel modo più diretto possibile. In assoluta controtendenza con il concettualismo di Kosuth o il minimalismo di Sol Lewitt, la Street Art parla a tutti, vibra tra le strade pescando ispirazione ovunque. Gli street artist sono prima di tutto antropologi del contemporaneo che con ironia rimescolano le influenze di un presente fatto di bombardamenti mediatici e sovraccarichi comunicativi e le riversano su qualsiasi superficie. Non ho idea di quale possa essere il futuro di questa Arte. Forse tra cinquant’anni verrà studiata come l’Arte di inizio secolo, l’Arte che ha gettato le basi del nuovo immaginario dell’arte contemporanea, oppure nessuno si ricorderà della Street Art italiana e l’avranno vinta tutti coloro che ora hanno venduto la propria libertà artistica in cambio di un’effimera gloria mediatica. Per ora non posso che sperare in un gruppo di artisti che, come i pensionati rivoluzionari della banca-vascello dei Monty Phitons persa nei mari impetuosi di una Wall Street in caduta libera, prenderanno il timone di un’arte alla deriva e continueranno a giocarci per il solo gusto di creare oasi di bellezza in mezzo a città sempre più grigie.