STREET ART SWEET ART

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Mercoledì 7 marzo 2007, inaugurerà al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano “Sweet Art Street Art”, una collettiva di Arte di Strada, a cura di Alessandro Riva con il contributo di Atomo Tinelli, Art Kitchen e Wildstylers, con una selezione dei maggiori esponenti italiani di quei diversi movimenti estetici urbani, che convergono sotto la definizione comune di Street Art o Arte di Strada. E’ la prima volta che un fenomeno controculturale così discusso come il graffitismo e le sue diverse declinazioni, raggiunge una ribalta tanto rilevante ed istituzionale in Italia, nonché, al tempo stesso, è la prima occasione in cui una nuova e giovane generazione di artisti, lontani dalle accademie e dai luoghi convenzionali del mercato dell’arte, si confronta sotto un tetto comune, proponendo contaminazioni e mescolanze reciproche. Tra i molti volti emergenti di una nuova generazione di giovani artisti italiani vi anticipiamo la partecipazione di Nais, Pao, Pus, Bros, ivan, Tv Boy, Pho, Sonda, Blu, Ozmo, Bo130, Microbo, Abbominevole, Erica il Cane, Atomo, Airone, Aris, Dem, Eron, Kay One, Dado, Rendo e moltri altri ancora.

Considerata per anni un semplice prodotto della sottocultura di massa, la tradizione del graffitismo, del Writing e della Street Art intesa nel suo senso più allargato è oggi arrivata a irrompere con forza sulla scena artistica “ufficiale”. Complice, in Italia, lo sdoganamento operato da parte di Vittorio Sgarbi, che, nella sua veste di Assessore alla Cultura del Comune di Milano, ha dato credibilità estetica ai graffiti del Leoncavallo, ma anche le molte personalità di artisti che, in Europa come negli Stati Uniti (da Banksy ad Obey), sono tornati a portare una ventata di irriverente freschezza, di “naturale” tendenza alla critica sociale diffusa e di irruenza visiva nel panorama artistico contemporaneo.

Oggi, infatti, anche in Italia sta emergendo una nuova generazione di artisti: una generazione che non viene dalle accademie, non ha frequentato le scuole d’arte, a volte non guarda neppure al mondo dell’arte come a un possibile sbocco professionale. È una generazione disincantata e “aperta”, che ha fatto naturalmente suoi gli elementi della cultura hip-hop americana, di quella neo-situazionista e post-punk europea e di quella del nuovo antagonismo internazionale, ma nel contempo è la più che mai legittima erede della cultura iperpopolare diffusa ovunque nel mondo, dall’Occidente alle più sperdute lande orientali: è figlia dei fumetti manga e del cinema di genere, dell’immaginario televisivo e pubblicitario come ovvio e immediato punto di riferimento estetico e culturale. È una generazione che si è nutrita in maniera naturale di immagini televisive, di forum su internet e di chat, dell’immaginario trash contemporaneo diffuso in tutto il mondo, di reality e di bombardamento pubblicitario, ma ha anche assorbito in maniera naturale la consapevolezza che per arrivare a colpire l’immaginario collettivo si può (o si deve) nuovamente passare per il mezzo più semplice e più diretto possibile: la strada.

È una nuovissima generazione, sospesa tra cultura hip-hop e iper-pop (prendendo in prestito un termine da internet, si potrebbe chiamarla “generazione pop up”, termine che fa pensare a un’estensione naturale della tradizione pop), abituata ad applicare la propria creatività nelle pubblicità, sulle copertine di dischi, sui manifesti, nelle strade e nell’abbigliamento. È una generazione che si è definitivamente lasciata alle spalle lo snobismo degli artisti “colti”, concettuali o “laureati” per dilagare nelle strade, sui muri, in televisione e persino nelle vetrine dei negozi, nelle cartolerie o nei centro commerciali.

Oggi una trentina dei talenti più interessanti della street art italiana vengono presentati al PAC, in una jostra che sarà insieme un punto d’arrivo e un punto di partenza per molti di loro. Sospesi tra la necessità di adeguare i loro lavori agli spazi puliti e formalmente asettici del museo e la freschezza di opere concepite, sempre e comunque, per la strada, questi artisti jostreranno l’altra faccia dell’arte degli anni a venire: un’arte che si nutre di un’estetica diffusa che ha le sue radici nel writing storico e nell’estetica della bomboletta spray, ma che si nutre anche di idee nuove e di nuove forme di comunicazione diffusa, delle tecniche di “guerrilla marketing” come dei linguaggi e delle tecniche più nuove, dagli stikers agli stencil alle tante forme di “disordinazione urbana” presenti ormai ovunque nelle città di oggi.

Una sezione a parte della jostra sarà dedicata a un giocoso “Pop Up Bazar” e riunirà oggetti, gadget, accessori, capi d’abbigliamento “griffati” e creati dagli artisti un po’ in tutto il mondo, a testimoniare l’incessante ricerca di nuove forme di comunicazione diffusa dell’arte contemporanea, fuori dagli schemi tradizionali del circuito ristretto gallerie-musei-riviste d’arte.


STREET ART, SWEET ART
Dalla cultura hiphop alla generazione “pop up”
a cura di
Alessandro Riva
coordinamento di
Davide “Atomo” Tinelli
sviluppo progetto di Art Kitchen Wildstylers Media

apertura al pubblico: 7 marzo – 8 aprile 2007
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14 – Milano



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